Parte II
Messaggi
spirituali da Buddha
12. La via della nascita, dell’invecchiamento,
della malattia e della morte
Il fatto che l’uomo nasce
nel mondo e muore di malattia e di vecchiaia tende ad essere considerato una
semplice ma grande verità da tante persone sulla terra. Ma se prendete del
tempo per riflettere più volte su questo, lo troverete di così poca importanza.
Il fatto che siate stati scelti per nascere anche una sola volta su questa
terra, e per nascere come un essere umano fra le tante varietà di cose viventi,
è un’opportunità veramente nobile e preziosa. Allora, anche accettando la
semplice affermazione che un uomo segue naturalmente la via della nascita,
dell’invecchiamento, della malattia e alla fine della morte, ecco che sorge una
domanda fondamentale: “Perché dobbiamo nascere?”
Questa era la radice
dell’angoscia di Buddha. Una verità apparentemente così semplice era ciò che
tormentava amaramente il mio cuore. Quando vivevo nell’agiatezza dentro il
palazzo reale, non conoscevo nulla del mondo di fuori e così non avevo nessuna
opportunità di pensare a come e perché l’uomo vive. Ma quando crebbi e diventai
più saggio, volli conoscere il mondo al di fuori del palazzo. Pensai
addirittura che non potevo ereditare la corona senza conoscere le condizioni
della gente. Quando finalmente osservai la terribile realtà della vita delle
persone, sentii una scintilla ardere nei miei occhi. Da quel momento in poi,
continuai a provare un dolore insopportabile nel mio cuore.
Quando dovevo assistere alla
morte miserabile di un uomo, un essere la cui esistenza era unica al mondo,
provavo un dolore che non si può descrivere. Dopo aver compreso che la morte è
il destino inevitabile degli esseri umani, passai molto tempo a meditare e a
sottopormi a una disciplina rigorosa. Se solo a quel tempo avessi incontrato un
altro leader religioso legato strettamente a Dio! Allora io stesso avrei potuto
prendere una strada diversa verso la mia illuminazione spirituale.
Nella società indiana di
quei tempi, troppe persone soffrivano per la fame e le malattie. Perciò trovare
una soluzione alle sofferenze fisiche degli uomini era una necessità più
urgente che non la ricerca di questioni spirituali e di Dio. In ciascuna era le
persone esprimono naturalmente i loro desideri istintivi in forme
caratteristiche secondo gli ambienti e le circostanze che mutano. Specialmente
quando sono spinte dalla povertà o dalle malattie, le persone sentono
istintivamente un desiderio più forte di affidarsi a qualcosa o a qualcuno.
Oggi, come nel lontano passato, le persone hanno questo istinto nascosto nella
loro mente. Ecco perché in tempi e luoghi diversi, le persone hanno continuato
a creare tradizioni di culto e di preghiera con la speranza di realizzare i
loro desideri.
Nella società indiana di
quel tempo, la gente non poteva concentrarsi a ricercare la vera realtà di Dio
– la Sua esistenza come causa originale e assoluta dell’universo. In quelle condizioni
sociali meno sviluppate, la gente esprimeva il suo desiderio istintivo di Dio
attraverso forme esteriori di devozione di minor valore. In parole semplici, le
persone di quei tempi erano più interessate a trovare una soluzione alle loro
sofferenze fisiche che a cercare la vera immagine di Dio. Per questa ragione,
il modo di vita scelto dal Buddha divenne ciò che altre persone comuni
adorarono e perseguirono.
Vivendo dentro il palazzo
godevo di una ricchezza e di una prosperità illimitate mentre la gente comune
viveva una vita disperata. È perciò probabile che le persone comuni fossero
convinte che la vita stessa non è altro che miseria, come lo era la loro vita.
Per dirla in un altro modo, conducevano una vita di sofferenza e difficoltà
tale che non avevano sicuramente l’opportunità di pensare al significato della
vita stessa. D’altro canto la mia situazione era molto diversa; a causa delle
mie condizioni agiate, quando osservai la dura realtà della vita della gente
fui indotto naturalmente a pensare al significato della vita.
Mentre perseguivo la mia
vita ascetica, la gente comune mi rispettava, ma non pensate che fosse naturale
anche per me desiderare di uscire dalla sofferenza dell’ascetismo? La mia vita
ascetica era veramente ardua e dura. Le persone in epoche successive l’hanno
chiamata la “via dell’ascetismo” e l’hanno altamente stimata, ma la realtà
della mia vita in quei giorni non era diversa dall’essere immersi nel fango.
Nel corso della mia vita
ascetica, non ho mai capito perché dovevo vivere una vita così dolorosa sulla
terra. Solo quando sono entrato in questo mondo (il mondo spirituale) e ho
ascoltato il Principio dell’Unificazione scoprendo alla fine l’esistenza di
Dio, sono arrivato a capire almeno fino a un certo punto perché avevo dovuto
vivere in quel modo sulla terra. Tuttavia, non posso fare a meno di sentire che
la mia comprensione è molto piccola. Ora, dalla condizione vantaggiosa di
vivere nel mondo spirituale, quando ripenso alla mia vita terrena, mi sembra
così assurdo che una persona come me presumesse di scoprire il vero significato
della vita umana. Il mio desiderio non era altro che un’enorme arroganza e
presunzione.
Durante la mia vita sulla
terra non avevo nessuna idea dell’esistenza di Dio, che presiede gli esseri umani
con una dimensione interamente diversa dall’esistenza umana. Pensavo che
qualunque persona, se solo fosse giunta alla autocoscienza, avrebbe potuto
diventare un Buddha. Ora, stando di fronte a Dio, posso solo provare vergogna.
Anche il Buddha è un figlio di Dio e Dio deve aver provato tanto dolore
pensando alla mia vita.
Ora io so che non ho capito
né la radice del bene e del male, né la radice del peccato, né la ragione per
cui gli uomini sono destinati a perire dopo aver sofferto sulla via della nascita,
dell’invecchiamento, della malattia e della morte. Non potevo neppure
immaginare che la storia dell’umanità aveva cambiato il suo corso proprio ad
oriente dell’Eden a causa dello sbaglio dei nostri antenati originali, Adamo ed
Eva, né che ogni essere umano, essendo nato col peccato originale, era caduto
in uno stato miserabile e così aveva dovuto soffrire la povertà e le malattie.
Inoltre, il mio insegnamento
sbagliato come Buddha ha fatto sì che tanti Buddisti si aggrappassero ad una
fede di vedute ristrette. Come posso liberare l’infinità di Buddisti e guidarli
sulla strada giusta? Mi sento dispiaciuto per Dio dal profondo del cuore;
perciò sto facendo ogni sforzo per guidare i Buddisti sulla strada della
redenzione. Ogni volta che penso a questo, il mio dolore è troppo grande da
sopportare. Certamente c’è da aspettarsi che le persone che conducono una vita
dissoluta sulla terra debbano andare all’inferno, ma potete immaginare il mio
cuore vedendo moltitudini di Buddisti che vivono nelle sfere più basse del
mondo spirituale intermedio, lontani dal Paradiso eterno, anche se avevano
scelto la dura vita dell’ascetismo con la determinazione di superare ogni
difficoltà nella speranza di raggiungerlo?
La donna che riceve il mio
messaggio ha costantemente dolori alle mani e alle braccia per dover scrivere.
Infatti io ho espresso la mia supplica non con poche parole dicendo: “Per
favore salvate i miei amati Buddisti. Per favore pregate per la restaurazione
dei Buddisti…” Non penso che questo sarà fatto in un giorno. Sulla terra, dove
siamo limitati dal tempo e dallo spazio nonché dai diversi ambienti sociali e
culturali, è probabile che i miei sentimenti non saranno trasmessi in modo
appropriato a tutti i Buddisti. Miei cari Buddisti, come posso gestire questo dolore
insopportabile nel mio cuore? Vorrei che mi insegnaste la strada. Da un certo
punto di vista, voi comuni Buddisti, potete possedere la chiave per liberare
questo Buddha sofferente.
Ho aspettato così tanto
tempo, desiderando ardentemente l’inizio di una nuova storia. Ora devo
aspettare ancora? Adesso sono nel mondo spirituale senza il corpo fisico, ma
provo più dolore qui nel mondo spirituale di quanto ne ho sentito durante la
mia vita col corpo sulla terra.
Veramente il Buddha non
voleva essere un peccatore. Vi chiedo davvero di capire la situazione del mondo
spirituale dove i miei amati Buddisti hanno potuto trovare il loro rifugio solo
nelle sfere più basse. Buddisti sulla terra, se sperate davvero di entrare in
Cielo dopo la morte, dovete rinunciare immediatamente al modo di vita Buddista
e prendere invece con forte determinazione la strada opposta. Non siate
riluttanti. Se trovate Dio e Lo servite attraverso la vostra vita religiosa
sulla terra, allora, quando passerete nel mondo spirituale, vi sarà permesso di
entrare direttamente in Cielo. Se prendete a cuore queste ferventi richieste di
Buddha e le mettete in pratica, entrerete nel Paradiso eterno. Vi prego di
ascoltare questa richiesta di Buddha; non ignoratela. Questo è il messaggio più
significativo della vostra vita, non paragonabile a nessun altro messaggio che
possiate mai aver ricevuto. Ulteriori dettagli sul mio messaggio si possono
avere studiando il Principio dell’Unificazione.
Il Principio
dell’Unificazione è il vero manuale di vita. È l’unica guida che alla fine
libererà tutti i Buddisti, nonché lo stesso Buddha che voi Buddisti avete
obbedito e adorato. Rinunciate assolutamente al vostro modo di vita Buddista e
servite Dio. Questa è la richiesta di Buddha.
17 Novembre 2000
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